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Prendendo in esame alcuni testi chiave di Nadine Gordimer e i relativi adattamenti cinematografici, a cui la scrittrice riservò un interesse finora trascurato dalla critica, questo studio traccia le traiettorie di corpi individuali e collettivi plasmati dalla violenza dell'apartheid sudafricano e al contempo continuamente riorientati, nella loro capacità di intervento sul mondo, dalla circolazione degli affetti e dei desideri. Se le relazioni tra corpi privilegiati (di uomini bianchi) e corpi sotto attacco (femminili e di colore) si mostrano in quest'analisi in tutto il loro squilibrio, il confronto tra testi letterari e testi filmici evidenzia anche il potenziale sovversivo insito nell'ostinato desiderio delle protagoniste di entrare in relazione di prossimità con corpi proibiti, e in questo modo di riarticolare almeno temporaneamente il movimento e lo spazio pubblico del corpo sociale sudafricano. Il volume dimostra come Gordimer, sceneggiando personalmente alcuni suoi racconti all'insegna di una poetica della condensazione, abbia postulato la carica trasformativa di una corporeità complessa che include nel suo orizzonte affetti e oggetti.